Emanuela Orlandi e Mirella Gregori, perché sono collegate le scomparse delle due ragazze che non si conoscevano - Il Riformista (2023)

Perchè la commissione d'inchiesta si occuperà di entrambe le ragazze sparite nel 1983

Elena Del Mastro — 29 Marzo 2023

Emanuela Orlandi e Mirella Gregori, perché sono collegate le scomparse delle due ragazze che non si conoscevano - Il Riformista (1)

Sono uscite di casa un giorno e non sono mai più tornate. Svanite nel nulla in una Roma 1983 senza lasciare traccia. Ma le loro famiglie non hanno mai smesso di cercarle e di chiedere a gran voce che fosse fatta luce sulle misteriose scomparse di Emanuela Orlandi e Mirella Gregori. Le vite delle due sembravano scorrere su binari paralleli. Non si conoscevano, vivevano in zone diverse, una figlia di un messo pontificio e l’altra del titolare di un bar, non sapevano nemmeno dell’esistenza l’una dell’altra. A unirle è stata la stessa sorte, la scomparsa, avvenuta per Emanuela il 22 giugno, dopo aver comunicato alla sorella, nell’ultima telefonata, che le era stato offerto un lavoro per una nota ditta di cosmetici; per Mirella il 7 maggio del 1983, dopo aver detto alla madre di avere appuntamento con un amico. Entrambe avevano 15 anni. Un mistero mai risolto che le ha rese praticamente gemelle, come ricostruito dal Corriere della Sera. E ora la commissione di inchiesta di Camera e Senato indagherà in contemporanea su entrambi i casi.

La richiesta di scambio con Alì Agca

Anche la Procura di Roma sin dall’inizio aprì un fascicolo unico sul caso delle due scomparse. Cosa ha spinto tutti a pensare che dietro le due sparizioni ci fosse la stessa mano? Il Corriere ricostruisce che nei mesi successivi alla scomparsa alle famiglie, al Vaticano e ai giornali arrivò una oscura richiesta di scambio. Emanuela e Mirella sarebbero state liberate a patto che venisse scarcerato Alì Agca, il killer turco condannato all’ergastolo per l’attentato contro Wojtyla compiuto due anni prima (13 maggio 1981). Qui il primo punto di congiunzione: i rapitori sembravano essere gli stessi, apparsi via via sotto mutate sembianze (“Pierluigi” e “Mario”, l’Amerikano, il Fronte Turkesh, il gruppo da Boston, tutti legati – attenzione – dalla conoscenza di dettagli non noti delle ragazze, oltre che da perizie grafiche e dall’esame delle voci), ad abbinare i due casi di scomparsa.

Le amiche terrorizzate custodi di segreti

Poi c’è il muro di reticenze mai spiegato da parte delle amiche di Emanuela e Mirella. Prima di sparire le amiche delle due diventarono loro malgrado depositarie di segreti che hanno cambiato la loro vita. Emanuela confidò a Raffaella, compagna della scuola di musica di Sant’Apollinare, e che fu l’ultima a vederla, di aver ricevuto una proposta per la ditta Avon, 375 mila lire in un pomeriggio, per distribuire volantini nella Sala Borromini a una sfilata delle Sorelle Fontana. In realtà non c’era nessuna sfilata, forse un codice per i rapitori per trasmettersi informazioni dopo che la ragazza fosse stata rapita. Raffaella, prima e dopo il 22 giugno, fu pedinata, minacciata, fotografata per strada e ne rimase profondamente turbata. I genitori, per proteggerla, la trasferirono in Nord Italia.

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Stessa situazione per Sonia, l’amica di Mirella figlia del titolare del bar di via Nomentana, sotto casa Gregori, frequentato da quel gendarme vaticano, Raoul Bonarelli, che venne indagato dalla Procura e poi prosciolto dopo che la mamma di Mirella, in un “faccia a faccia” tenuto nel 1993, non riconobbe in lui l’uomo della sicurezza notato vicino al Papa in visita nel 1985 alla parrocchia di quartiere. Ebbene, fu Sonia a indirizzare le prime ricerche (“Sarà andata a Villa Torlonia a suonare la chitarra”) in senso opposto rispetto al luogo detto da Mirella alla madre (“vado a Porta Pia”). “Pur essendo la sua più cara amica, da quel giorno non si è fatta più vedere, dandoci un grande dolore”, ha raccontato Maria Antonietta, la sorella maggiore. Il Corriere cita un documento riservato dl Sisde tirato in ballo dal giornalista Tommaso Nelli che attribuisce a Sonia una frase riferibile al frequentatore del bar: “Certo, lui ci conosceva, contrariamente a noi che non lo conoscevamo… Come ha preso Mirella, poteva prendere me…”.

I contatti con gli ambienti della chiesa

Entrambe le ragazze avevano legami con ambienti della Chiesa. Emanuela, quarta figlia di un messo pontificio, perché nella sacre mura viveva; Mirella, per la conoscenza, seppure superficiale, di un alto gendarme al servizio del Papa (in seguito beneficiario della cittadinanza vaticana) e anche per la foto al fianco di Wojtyla a lei scattata durante una visita con la scuola in Vaticano, che fu appesa nella bacheca dell’Osservatore Romano e potrebbe aver ispirato i rapitori nella scelta, grazie alla presenza di una “talpa” in redazione.
Sul movente però non c’è mai stata chiarezza. Sin dall’inizio la magistratura italiana imboccò la pista internazionale. L’ ipotesi era che le ragazze fossero usate come merce di scambio per indurre Alì Agca a ritrattare le accuse al mondo dell’Est (Bulgaria, Berlino, Mosca) di essere stato mandante dell’attentato, promettendogli come “ricompensa” una rapida uscita dal carcere. In tal senso Emanuela, cittadina vaticana, sarebbe stata rapita per premere su Wojtyla e la Curia affinché non venisse opposta resistenza a provvedimenti di clemenza verso Agca; Mirella cittadina italiana strappata ai suoi affetti per farne uno strumento di pressione sul Quirinale, titolare del potere di grazia. E secondo quanto ricostruito dal Corriere, in effetti l’attentatore del Papa ritrattò le accuse contro tre funzionari bulgari giusto sei giorni dopo la scomparsa di Emanuela e Pertini in quei giorni sarebbe stato sul punto di concedere la grazia ad Agca.

Dunque le due potrebbero essere state coinvolte nello stesso intrigo per una concomitanza di circostanze casuali: Emanuela scelta “di ripiego” perché i padri delle ragazze pedinate in precedenza, l’assistente di Giovanni Paolo II Angelo Gugel e il comandante della Gendarmeria Camillo Cibin, presero contromisure; Mirella tirata in ballo per una foto scattata in modo estemporaneo a un’udienza papale, mentre sorride al Santo Padre. Ora tocca ai 40 parlamentari della commissione di inchiesta che ha poteri simili a quelli della magistratura trovare nuovi riscontri e prove per fare luce sull’enigma della scomparsa delle due ragazze.

Elena Del Mastro

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Laureata in Filosofia, classe 1990, è appassionata di politica e tecnologia. È innamorata di Napoli di cui cerca di raccontare le mille sfaccettature, raccontando le storie delle persone, cercando di rimanere distante dagli stereotipi.

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